Periodico d'informazione , cultura, arte, moda e gourmet Nuovo ourtime Anno 2024 N - 44
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An Italian American Legacy:
a family story.
DONATORI FIDAS DA PAPA FRANCESCO
L'ARTE DI GOLOSARIA A MILANO
SUA Eccellenza: Il Salone del Mobile di Milano
Boldini, De Nittis et les Italiens de Paris
fto ourtime
Il mare
Foto edizioni ourtime
Torre antica Savona
Porto Savona
"UN OMAGGIO AL GRANDE FRATELLO BLU"
Il Mare da conforto, amore dolcezza, aiuta a superare i momenti bui, e la Madre il sorriso di tutti noi, grazie al mare di tutto il mondo…
Il mare è come la musica: contiene e suscita tutti i sogni dell’anima.
Carl Gustav Jung
Sant'Andrea è una località costiera situata sulla costa adriatica nel Salento, precisamente nel comune di Melendugno, in provincia di Lecce, nel sud Italia.
Si possono trovare spiagge, scogliere, acque cristalline, ed è anche una Riserva Naturale: La zona intorno a Sant'Andrea fa parte della Riserva Naturale Regionale Oasi WWF Le Cesine, un'area protetta che conserva e tutela l'ecosistema costiero e marino del Salento. La riserva offre opportunità per escursioni naturalistiche e birdwatching.
" LA MIA GRANDE, BELLA FAMIGLIA AMERICANA"
Questo racconto va ben oltre la storia mia personale perché comprende da vicino gli Stati Uniti, in modo particolare Chicago.
Nel 1901 mio nonno, del quale io ho lo stesso nome e cognome, nato nel 1887 a Pontecagnano, provincia di Salerno, emigra negli Stati Uniti, da ragazzino di 14 anni; con lui ci sono i due fratelli, zio Gabriele e zia Tommasina Malangone, la più piccola di età; dopo un lungo viaggio in nave e dopo la quarantena obbligatoria, per quello che posso sapere, i tre fratelli passeranno qualche settimana a New York, dopo di che la loro destinazione sarà Chicago, dove si stabiliscono per vivere e lavorare.
Mio nonno rimarrà a Chicago per oltre 30 anni, lavorando duramente nell'industria dell'acciaio e conquistandosi una buona posizione sociale ed economica.
Un trentennio è lungo, lo sviluppo economico e sociale corre veloce, in modo particolare in America; mio nonno impara bene l’inglese, si integra molto bene, fa dei progetti, che io sappia ha anche fatto parte come volontario dell’esercito americano, come soldato scelto.
Insomma, come si può intuire, è ben determinato a vivere il resto della sua vita a Chicago, ma poi accade un imprevisto strano del destino: la zia Tommasina, la sorella minore, si ammala e, non fidandosi dei medici del luogo, chiede a tutti i costi di essere accompagnata per tornare in Italia per un periodo ed essere visitata da medici italiani; questo compito tocca appunto a mio nonno, che parte a malincuore, pensando però di rientrare presto nella sua amata Chicago; ha quasi 43 anni.
Le cose si complicano, la salute della zia si aggrava e la situazione politica degli anni 30 in Italia è ben diversa da quella americana, ma questa è un'altra storia.
In breve, nonno Gaetano, in Italia, conosce quella che sarà la sua futura moglie: si chiama Vincenzina Coraggio, anche lei della zona di Pontecagnano. Si sposano, ma subito dopo le nozze la mia nonna dice che non vuole assolutamente lasciare l’Italia e non vuol sentire parlare di andare in America; mio nonno è costretto a lasciare tutto quello che possiede a Chicago: non può affrontare un altro viaggio così lungo (il volo aereo era impensabile, troppo costoso lussuoso) così perderà la casa, il lavoro e dei buoni risparmi, ma per amore della moglie lo farà. Nascono in seguito 5 figli, 2 maschi, mio padre Antonio e mio zio Vincenzo, e tre femmine, Gilda, Alba e Rosina.
, con il fascismo, e mio nonno dovrà affrontare duri sacrifici economici in quel periodo storico, si salverà un pochino economicamente con la sua famiglia grazie alla sua ottima conoscenza dell’inglese perché, con lo sbarco degli alleati americani a Salerno, lui parlando farà da interprete ai soldati americani, dando anche loro ospitalità logistica nel terreno di proprietà vicino al mare, lungo la strada che porta a Battipaglia–Palinuro; è una bella opportunità.
Come si sa, la guerra finisce, ma il periodo duro rimane, in breve lui e la sua famiglia, per avere un po’di ristoro economico, dovranno attendere l’erogazione del pagamento della pensione americana, che ha un elevato valore rispetto al rapporto dollaro–lira in quel tempo.
Ora arrivo al nocciolo della storia; era il 1980, avevo 14 anni, ero con la mia famiglia in vacanza a Salerno, spesso si passavano le vacanze estive in quelle zone andando al mare e visitando i luoghi turistici, la costiera amalfitana, Pompei, Capri, Palinuro e molto ancora.
Eravamo a tavola, una bella tavola imbandita con i prodotti tipici Campani, formaggi, salumi, dolci, la pastiera napoletana, ecc. Ad un certo punto mia nonna Vincenzina comincia a parlare del nonno, che era ormai scomparso nel lontano 1958, racconta di come era gentile, elegante nei modi, del suo essere italiano ma anche americano, e tante belle storie legate alla sua vita, al lavoro, su come si era dovuto integrare, e racconta anche dell’atteggiamento ostile di razzismo che vi era all’epoca anche nei confronti degli italiani; insomma a tutt’oggi nella mia mente è scolpita ancora l’immagine ed i ricordi di quel giorno nel quale qualcosa è scattato in me e ho detto a me stesso che avrei cercato tutte le tracce della sua vita passata in America; quello stesso giorno ho detto “Ma nonna, allora in America ci saranno dei nostri parenti, cugini, nipoti: dobbiamo assolutamente cercarli”, consapevole che a Chicago era rimasto il fratello Gabriele, poi scomparso in seguito, ma sicuramente con dei figli eredi.
Come dicevo, in quel momento avevo circa 14 anni, troppo piccolo per poter fare delle ricerche approfondite, ma dopo breve tempo, per caso, oppure per un segno tangibile del destino, grazie ad un amico, conobbi a Torino un professore di inglese, americano di origine, nato e cresciuto a Chicago; comincio così a studiare con lui l’inglese, con un metodo molto avanzato per quell’epoca (parliamo del 1981), e nasce una vera amicizia che dura tutt’oggi.
Si chiama John Verville, è una persona molto intelligente, istruita, ama viaggiare, ama la musica, e grazie a lui ed ai suoi insegnamenti, con il suo aiuto e la sua esperienza, ho scoperto l’importanza di cercare i nostri parenti nel mondo, perché secondo lui ci sono e non siamo soli; John infatti aveva già messo in pratica tutto questo, ricostruendo la sua parentela e le origini del suo cognome, trovando cugini di primo e secondo grado, in Francia, Svezia, Germania; lui ovviamente, disponendo di mezzi economici, riuscirà a contattarli ed andare a trovarli di persona.
Questi racconti mi affascinano e mi prendono il cuore e l’anima, e cresco più maturo per la mia età, pensando non solo da adolescente di 15 anni ma anche con la consapevolezza che c’è un mondo tutto da scoprire e quando sarò adulto lo scoprirò.
Per una serie di circostanze della vita, inevitabili, il mio interesse ed entusiasmo si fermano per un periodo medio-lungo, arriverà il servizio militare a 20 anni, poi il mio primo impiego in una azienda di Torino e poi la svolta decisiva di andare a lavorare sulle navi da crociera Costa, come fotografo di bordo; insomma, per abbreviare, con l’aiuto di internet, dal 2002 comincio seriamente a cercare indizi e tracce dei miei cugini americani negli USA; dopo inutili tentativi e fallimenti, finalmente nel 2007, anche grazie al grande aiuto dei Mormoni di Milano, della “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi giorni” (come saprà, i Mormoni hanno il più grande archivio al mondo www.familysearch.com con lo scopo di archiviare i nomi dei defunti), sono riuscito a trovare il nome dell’ultimo defunto Malangone, Rolando detto Jerry, deceduto nel 2007; a quel punto, è stato facile trovare l’indirizzo ed il telefono di suo figlio, Curt Malangone, che vive a Valparaiso, Indiana, Stati Uniti.
Le racconto in breve: un pomeriggio d’estate, alle 14 circa, decido di telefonare a mio cugino Curt in Indiana, lì sono le 7 del mattino, ricordo ancora che con grande emozione e con un inglese un pochino affrettato dico: Parlo con la famiglia Malangone, Sig .Curt? lui mi risponde chi sei? dico sono molto serio, chiamo dall’Italia, mi chiamo Gaetano, sono tuo cugino nipote di G. Malangone, fratello di tuo nonno Gabriele… per qualche secondo non sento la sua voce, poi sento come un urlo di emozione, urlando chiama la moglie Barbara, dice: Come here soon, mi dice stavo per cadere a terra, ora sono seduto ti ascolto; la conversazione dura qualche minuto, ci scambiamo gli indirizzi email e numeri dei cellulari; da quel momento in poi seguiranno numerose lettere e telefonate per conoscerci meglio.
Comincio a pianificare il mio viaggio, a risparmiare i soldi che serviranno per poter andare negli Stati Uniti; grazie al contributo di mio padre Antonio, orgoglioso di questa mia iniziativa per aver ritrovato le origini d’oltre oceano della nostra famiglia e grazie all’aiuto del mio amico John a Torino, che mi mette in contatto con il prezioso amico Dan che vive a Chicago da molti anni, nell’estate del 2010 riesco a realizzare il mio sogno americano: a giugno. con un volo Alitalia da Malpensa sono arrivato all’aeroporto O’HARE di Chicago, ad aspettarmi l’amico Dan che mi ha dato ospitalità, aiutandomi a visitare la bellissima città, godendo delle attrazioni turistiche e culturali, musei, cucina tipica e tanto ancora.
Qualche giorno per riposarmi ed abituarmi al jet lag e sono pronto ad andare alla festa organizzata in mio onore dalla grande famiglia americana Malangone, composta da Curt, Dawn, Lidia, Mark, Nancy, oltre a loro e i rispettivi familiari ci sono alla festa più di 70 invitati, tutti arrivati per conoscere l’uomo italiano arrivato da lontano, ma anche per conoscere meglio se stessi e le loro origini italiche; io cerco di fare del mio meglio con l’inglese che ho studiato e mi trovo a mio agio nel parlarlo, ma mi accorgo che non c’è bisogno da parte nostra di troppe parole, ci sono gli abbracci, emozioni baci di gioia, sguardi increduli, lacrime di gioia insomma una energia di amore ed il tutto accompagnato da musica, vino, birra e cibi tipici Americani, alcuni dei quali molto buoni e ben preparati dalla moglie di Curt, Barbara padrona di casa dove si è svolto il party.
Dopo un breve racconto su come ho svolto la mia ricerca e come sono riuscito a trovare la mia famiglia americana, la festa prosegue fino a tarda notte; al mattino dopo ci ritroviamo ancora storditi dal troppo cibo, e vino, ma ancora increduli per questo dono che la vita ci ha fatto, Barbara esclama sia in inglese che spagnolo, per meglio intenderci, “è stato un regalo di Dio”: sì, è così, la riflessione è esatta, e poi se mio nonno Gaetano non fosse rientrato in Italia tutto questo non sarebbe mai potuto accadere; va fatta una profonda riflessione su questo e su quanto la vita sia alle volte più generosa ed imprevista di quanto possiamo credere.
Le mie vacanze estive Americane proseguono a Chicago, con le visite in tanti luoghi che, pur non avendoli mai visti, mi sono davvero molto intimi e familiari, come se li avessi vissuti in prima persona.
Cerco comunque di svolgere il mio lavoro, esco al mattino dopo una sostanziosa colazione all’ americana, e poi comincio la giornata fotografando i tantissimi grattacieli, le strade della città, i musei, la gente, il lago e tanto ancora.
Ho la fortuna di essere presente e partecipare alla festa Nazionale del 4 luglio, è una grande emozione stare lì, farne parte, festeggiare con amici e cugini americani; mi portano a visitare il grande Indiana Dunes National Park, dove trascorriamo una splendida giornata estiva sulle spiagge del lago Michigan, con Curt e la sua famiglia e tanti bei cugini che non sapevo di avere.
Rimane con me la grande gioia e stupore, e la consapevolezza che la vita è davvero tutta sempre da scoprire, quando hai un sogno dentro sei consapevole che è reale lo puoi realizzare, l’emozione di aver trovato le origini della mia famiglia in un'altra latitudine della terra.
Il 6 luglio con un volo della KLM, da Chicago ad Amsterdam, rientro poi su Milano in Italia.
Ad oggi sono sempre in contatto con la mia famiglia americana; ho dovuto rinunciare al viaggio del 2020 negli USA a causa del Covid 19, ma ci siamo fatti la promessa che ci rivedremo appena possibile, ritrovandoci insieme con tutti i miei cugini.
Ancora un ringraziamento di cuore al mio amico John Verville di Chicago e al mio amico Dan Saymour per la loro preziosa amicizia ed ospitalità; un ringraziamento a mio padre Antonio e la mia famiglia, che mi hanno aiutato a realizzare il mio viaggio negli USA, alla mia compagna Margherita per esserci, ancora grazie ai miei Americani tutti con affetto,ed infine ringrazio mia nipote Rebecca per la traduzione in Inglese.
Grazie di cuore Gaetano.
"An Italian American Legacy: a family story"
My name is Gaetano Malangone and I am 54 years old. I have spent my entire life in Turin, Italy, where I work as a photographer-journalist. In this letter I wish to narrate an Italian-American story that I think will be of great interest to our Italian compatriots living in the United States (US).
To begin, my Grandfather (my nonno) from whom I inherited name and surname is born in 1887 in Pontecagnano, in the province of Salerno. In 1901, only 14 years old at the time, my grandfather migrates to the US. He isn't alone for his two siblings, uncle Gabriele and the youngest of the family auntie, Tommasina Malangone, travel with him. After a long journey at sea, and a compulsory quarantine on board, the brothers and sister spend a couple of weeks only in New York where they had landed. Thereafter, the destination is Chicago, where they eventually settle to live and work. My grandfather will live here for more than 30 years, working hard in the steel industry and achieving a good socio-economic status.
Three decades is a long period of time, socio-economic development runs fast particularly in the US, and so does his life. My grandfather learns English, becomes well integrated, begins to draft future plans, and volunteers to be a soldier in the U.S. Army. Clearly, he is determined to live the rest of his life in Chicago until the unexpected event: auntie Tommasina falls ill. Not trusting the local doctors, the young sister asks to be brought back to Italy to be visited by Italian doctors. That's when my grandfather, who had turned 43 years old, leaves Chicago, reluctantly, hoping to come back soon. However things get complicated and auntie's health worsens. Moreover, the political situation in Italy in the 1930s is very different from that of the American, but this is a whole different story.
Once back in Italy, nonno Gaetano meets his life companion: Vincenzina Coraggio, also from Pontecagnano area, and will marry. Vincenzina, my nonna, is determined to live in Italy with her family and does not want to hear my grandfather speak of going back to the US. Thus, he is forced to leave everything he owns in Chicago. Plus, he cannot face such a long journey alone (taking a plane was unthinkable, too expensive). In this way, nonno will loose his home, his job and his good savings but, for the love towards his wife, he does it. From their marriage, five children are born: two boys, my father Antonio and my uncle Vincenzo, and three girls, Gilda, Alba and Rosina.
Life runs its course, the World breaks into the Second War, the fascists arrive, and, in this historic period, my nonno takes great economic sacrifices. Him and his family survive thanks to his excellent knowledge of the English language. As a matter of fact, as the US allies land in Salerno, my grandfather catches a great opportunity. He begins to work as an interpreter with the American soldiers and helps in the logistic hospitality of the soldiers on Italian soil, along the way that brings to Battipaglia–Palinuro. When The War ends a difficult time persists and, in short, Gaetano and his family, will have to attend the payment of the American pension - of high value compared to the Italian lira of the time.
Now, I get to the core of my story. It was the year 1980; I was 14 years old and was with my family on holiday in Salerno. Frequently, we'd spend summer holidays in the seaside and visiting touristic locations such as the Amalfi coast, Pompei, Capri and Palinuro. I remember we are having lunch, around a banquet of typical local foods from Campania: cheeses, cured meats, desserts and the pastiera napoletana. Nonna Vincenzina starts speaking about nonno Gaetano, who had passed away back in 1958. She describes him as a kind and elegant man, of him being both an Italian and American individual. She narrates some of his life stories, about his work, on how he had to integrate in a new society, and describes the hostile, racist attitude that was present at that time towards Italians. Importantly, during this talk, I recall realizing how from that very moment onwards I will have done anything in my power to trace all his past life in the States. That same day I shouted "but nonna, so does this mean that in the US we have relatives, cousins! We have to find them!", however aware that Uncle Gabriele, my grandfather's brother, had passed away ... but for sure had had daughters or sons, who may still be there!
As mentioned previously, at that time I was only 14 years old, too little to start an in-depth research on my family, but, after a short period of time, or maybe for an inevitable destiny , I meet in Turin an English professor, born and raised in Chicago. It was 1981, and I begin studying English with him and a solid friendship is born, and lasts to this day. My professor's name is John Verville, he is very intelligent, well educated, loves to travel and music too, and thanks to his teachings, help and experience, I learnt the importance of looking for family members around the World. According to him, we are not alone in this World. John too had began a research of his own family, tracing his family tree, starting from the origin of his surname, thus finding first and second degree cousins, in France, Switzerland, Germany. John had used up all his saving to fly over and meet them all! These stories fascinate me and get hold of my heart and soul, and I find myself growing, more mature than my peers, as a teenager who is conscious of a World out there to be discovered. I was sure, that once I had gotten older, I'd uncover it all.
For a series of inevitable life circumstances, my interest and enthusiasm that I had has as a kid stop for a while. Years pass and I get into military service at 20 years old, and I then get my first job in a business in Turin. Then, a decisive turning point, I decide to go work on cruise ship, signed Costa, as an on-board photographer. In this year, 2002, I seriously begin looking for traces that could lead me to my American cousins. After several attempts and failures to reach out to them, finally in 2007, thanks to the massive help from the Mormon in Milan from the "Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimgiorni" (as you may know the Mormon have the biggest archive in the world www.familysearch.com that helps people find family members). I was able to find the last Malangone, Rolando also known as Jerry, who had died that year. At this point it was simple to trace his son's telephone number and address: Curt Malangone, Valparaiso - Indiana, United States.
In brief, one summer afternoon, at 2pm, I decide to call Curt - it is 7am in Indiana. I reminisce on the emotion felt as I waited one the phone. As he picks up I say, stumbling on my own words, "am I speaking with the Malangone Family? Curt?" He answers "Who are you?". I reply saying, very seriously, that I am calling from Italy, my name is Gaetano, and I'm a cousin of his, nephew of Gaetano Malangone, brother of his grandfather Gabriele. For a few seconds I don't hear his voice, then I hear him scream to his wife Barbara, he picks up again and yells "come here soon, please! I was about to fall to the ground by the emotion! I am sat now, please, go ahead". We spoke for a couple of minutes and we exchange emails and telephone numbers. From this moment onwards many emails follow and we get to know each other better.
I couldn't but begin to plan my journey to Chicago and I start saving money that I will use in the US. A special thanks to my father Antonio whom, very proud of my initiative, gives a contribution, and my friend John too, in Turin, whom had put me in touch with the precious friend Dan who lives in Chicago. Finally, in the summer of 2010, I manage to realise my American dream. In June, with an Alitalia flight from Milano-Malpensa I arrive at the airport O'HARE in Chicago. Waiting for me is Dan who hosts me, and shows me around the beautiful city, as we enjoy the mainstream tourist and cultural attractions, museums, eat the typical cuisine and much more. After some rest and a brief time to get used to the get lag, I am ready to go to the party organised in my honour from the large American Malangone family.
Curt, Dawn, Lidia, Mark, Nancy and many more family members join the party ... there are more than 70 people! All are here to meet me: the Italian man, who came such a long way, and eager to learn more about themselves and their Italian origins. I try my best with my English that I have studied and find myself at ease with it, but I quickly realise that there is no need to speak that much. There are so many hugs, emotions and kisses, incredulous looks, tears of joy and just a strong loving energy around, all accompanied by music, wine and beers. Plus, the great local food prepared by Curt's wife Barbara, lady of the house where the party took place.
After a brief narrative of how I carried out the research and how I managed to find my American family, the party continues until late that night. The next morning we find ourselves a little stunned by the too much food and wine, still incredulous for the amazing gift that this life had just given us. Barbara exclaims, "it's a gift from God!" and this is exactly the best way to put it. If my grandfather Gaetano hadn't returned to Italy, all of this could have never happened. A profound reflection must be made on all of this and on how life can at times be so unpredictable and generous.
My summer holiday continues in Chicago. I visit loads of places that, even though I had never seen, feel like home and are familiar to me, as if I had already lived them in first person. Here, I still work. I leave early every morning, after a hearty American breakfast, and I take shots of the many skyscrapers, city streets, museums, people, lake and so much more. I am extremely lucky and manage to participate in the National Party on the 4th of July. It is such an emotion to take part in it and celebrate with my American friends and cousins this day. Excitingly, they take me to visit the Indiana Dunes National Park, where we spend an amazing chilled day on the beach of Lake Michigan with Curt and his family and many more cousins that I didn't know I had.
To this day, this feeling of joy and wonder stays with me, in my heart, together with an awareness that our lives are all yet to be discovered. This experience teaches me how if you have a dream and you are conscious that it is real, it is by definition achievable.
On the 6th of July, with a KLM flight from Chicago to Amsterdam, and then to Milan, I flew back. Up to present, I am still in touch with my American family. Unfortunately, I had to give up my trip in 2020 due to Covid-19, but we promised that we would see each other again as soon as possible, eager to find ourselves all together again.
I tried to synthesis my story, and that of many people at the same time. I hope that this narrative can provide a reflection to many that, like me, have a family around the World. Further.
A special thanks to my cousin Kurt, and family , as well as to Dawn, Karen, Mark and Linda Malangoni, to their sons and daughtes, nieces and nephews... to this big and loving American family! A particular recognition to my buddies John Verville and Dan Saymour for the precious friendship and hospitality; to my father Antonio and Italian family that helped me accomplish my American dream; to my partner Margherita for always being there. And, a big thanks to my niece Rebecca for the translation.
In short, I love you all.
Gaetano.
The Malangoni brothers.
American family Malangoni : Mark, Karen,Linda,Dawn, Kurt
Nonno: Gaetano Malangone
Roland Gerome Malangoni
Mio Nonno Gaetano,con mio padre Antonio
Ricordo di famiglia Americana
La mia famiglia negli USA.
Mio Padre Antonio Malangone
Tratti di genio: esposizione di Boldini e De Nittis a Novara
Imperdibile ed emozionante la mostra “Boldini, De Nittis e les Italiens de Paris” visitabile, fino al 7 aprile, presso il Castello di Novara.
Organizzata da Associazione Mets–percorsi d’arte, Comune di Novara e Fondazione Castello di Novara, raccoglie circa 90 opere di alcuni tra i pittori italiani di maggior talento che, tra gli ultimi decenni del 1800 e gli inizi del 1900, trascorsero periodi più o meno lunghi nella Parigi della Belle Epoque, meritandosi l’appellativo di Italiens de Paris; tra loro giganteggiano Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis. E’ nella grande città d’oltralpe infatti che la scena culturale prospera e l'arte prende nuove forme con l'impressionismo, il preraffaelitismo, il simbolismo, attraendo molti artisti italiani, spinti anche dall’opportunità di ampliare il proprio mercato. E’ là che nascono le prime esposizioni universali ed operano molti intraprendenti mercanti d’arte.
La mostra segue un percorso sia cronologico che tematico ed è suddivisa in 8 sezioni; la prima, introduttiva, è denominata “I pittori italiani alla conquista del mercato internazionale” e vede la presenza una pluralità di artisti, impegnati in tematiche di pittura locale o con influenze orientaleggianti, tra i quali notiamo Mosè Bianchi, Eleuterio Pagliano, Alberto Pasini, Francesco Paolo Michetti, Domenico Morelli e Telemaco Signorini, artista fondamentale per la crescita artistica di Boldini.
La seconda sezione “De Nittis e Boldini tête-à-tête” ospita i “rivali” (tra loro non c’era grande simpatia): Boldini, ferrarese, il più mondano, frequentatore, ricercato ed ammirato, dei migliori salotti, anche in funzione di assicurarsi interessanti commesse; De Nittis, barlettano, più “intellettuale”, con frequentazioni nell’ambiente artistico-letterario, tra cui Manet, Degas e Zola. Troviamo dipinti e pastelli dei due grandi artisti, assai diversi tra loro sotto il profilo sia artistico che umano.
La terza sezione “Antonio Mancini, realtà e visione tra Napoli e Parigi” ci propone, tramite i capolavori del maestro romano, una visione del tutto differente rispetto alle sezioni precedenti e a quelle successive, con una predilezione per soggetti che ci rimandano a scene di vita popolare napoletana, avendo il pittore in parte vissuto e studiato nella città partenopea.
La quarta sezione “Zandomeneghi. Un “breve soggiorno” lungo una vita” ci propone un’ampia antologia del maestro veneziano che, recatosi a Parigi poco più che trentenne per un “breve soggiorno di studi”, vi rimase in realtà per il resto della sua vita.
Con la quinta sezione “La vita cittadina. Parigi-Londra vis-à-vis” irrompono nel percorso vivaci immagini di vita quotidiana nelle due moderne ed affollatissime capitali.
Del tutto diverso e contrapposto il contenuto della sezione sesta “Attimi rubati: l’universo privato”, sapientemente collocata nella piccola, quasi “riservata” sala della “cella” del castello, dove entriamo nella dimensione intima e sensuale del nudo femminile.
La settima sezione è completamente dedicata a “Vittorio Matteo Corcos e i primi passi nella Ville Lumière”, giunto appena ventunenne a Parigi, dove sviluppò il suo grande talento di ritrattista oltre che la sua capacità di cogliere alcuni aspetti quotidiani della vita parigina.
Infine, la sezione ottava “Il ritratto mondano” che raccoglie una decina di opere di Boldini e di Corcos, ritratti di personaggi in vista che facevano a gara per assicurarsi il privilegio di essere ritratti dai pittori al momento più in voga.
Una mostra ricca e coinvolgente, molto ben concepita e sviluppata, supportata da didascalie illuminanti e da un’audioguida agile e puntuale. In qualche modo “complementare” ed altrettanto imperdibile la mostra che Palazzo Reale di Milano, fino al 30 giugno, dedica proprio a Giuseppe De Nittis “pittore della vita moderna”, con la quale già prendiamo un ideale appuntamento.
Margherita Canzi
Sez. I – T. Signorini, Processione in campagna, 1878
Sez. II – G. De Nittis, Tra il grano, 1873
Sez. III – A. Mancini, Scugnizzo con chitarra, 1877
Sez. IV – F. Zandomeneghi, Le moulin de la Galette, 1878
Sez. V – G. De Nittis, Westminster, 1878
Sez. VI – G. Boldini, Giovane in déshabillé con specchio, 1879-1880
Sez. VII – V. M. Corcos, Le istitutrici ai Campi Elisi, 1892
Sez. VIII – G. Boldini, La contessa Speranza, 1899
MMU: Family First sfila a Milano
Milano, 2023 grande successo per la seconda sfilata del brand disegnato dal 35enne milanese Giorgio Mallone, ex writer e stilista.
Family first si afferma sulle passerelle grazie alla creatività del suo stilista ed i collaboratori che rendono questo brand unico, pieno di colori, energia, con un richiamo allo sport ed alla vita sana; gli abiti trasmettono un'atmosfera di un gruppo ben amalgamato quindi tradotto in modo semplice il messaggio della casa di moda vuole dire:. «Far famiglia», ovvero sentirsi a proprio agio in una community.
Che altro aggiungere, complimenti per la buona riuscita della sfilata, arrivederci alla prossima, un ringraziamento agli organizzatori ed operatori del settore.
Gaetano Malangone
www.ourtime.it
Milano moda uomo 2023
Sfilata uomo Milano
Family First
PH.G. Malangone
Edizioni ourtime
YUOR TIME IS OURTIME Fashion
Photo a cura di Gaetano Malangone
“I donatori Fidas di Bergamo accolti da
Papa Francesco”
Testimonianza di un’esperienza in occasione del 65° anniversario di fondazione della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue (Fidas), all’udienza con sua Santità Papa Francesco.
Sabato 9 novembre 2024 ore 9:00 del mattino mi trovo con il gruppo di donatori FIDAS di Bergamo. Siamo alle porte del Vaticano, dopo i necessari controlli di sicurezza, entro nella Città del Vaticano nell’aula Paolo VI per l’udienza con il Santo Padre, circa 4000 persone; sono in attesa di vedere comparire sua Santità, dopo una breve attesa il Papa entra nella sala gremita di gente, che lo applaude con grande affetto e gioia. Quello che davvero mi emoziona e mi colpisce è vedere questo grande uomo salutare e ringraziare tutti i presenti per il loro gesto disinteressato ed altruista nel donare il sangue.
Francesco evidenzia la gioia scaturita dal dare “gratuitamente” una “parte importante” di sé stessi che “non guarda al colore della pelle” razza, religione ceto sociale, una gioia nel dare in modo anonimo; quindi, anche chi riceve il sangue non sa chi è il donatore, questo gesto è di grande importanza universale per l’umanità ed abbatte le barriere.
Il santo Padre parla anche del gesto di Gesù di Stendere il braccio,
Nell'atto di stendere il braccio al momento del prelievo, il Papa traccia un parallelo con il gesto “compiuto da Gesù nella Passione, quando volontariamente ha disteso il suo corpo sulla croce”. Un atto “che parla di Dio”, aggiunge Francesco, prendendo in prestito le parole di Giovanni Paolo II in relazione alla “missione evangelizzatrice della Chiesa”, che passa attraverso la carità.
Concludendo, posso dire che questa è davvero stata un'esperienza emozionante piena di energia positiva e d’amore. Che fa riflettere di questi tempi sul” dare e avere“. Un ringraziamento particolare al presidente Nazionale della FIDAS Giovanni Musso, ed alla nostra presidente dell’associazione di Bergamo Flaminia Rota.
Grazie di cuore a tutti. La redazione.
G.M.
Redazionale a cura di Edizioni www.ourtime.it
foto 1 Nerva Imperatore Romano, foto 2 Palazzo Venezia, foto 3 Veduta Roma, foto 4 Vaticano, foto 5 Balcone Palazzo Venezia, foto 6 Guardia Svizzera.
Il Salone del Mobile di Milano, noto anche come Milan Design Week, è uno degli eventi più prestigiosi nel mondo del design e dell'arredamento. Ogni anno, nel mese di aprile, la città di Milano si trasforma in una magica atmosfera di creatività, accogliendo designer, architetti, Vip ,aziende e appassionati provenienti da tutto il mondo.
Il Salone del Mobile rappresenta non solo un'occasione per presentare le ultime tendenze nel settore del design, ma anche un momento di incontro e di scambio culturale tra professionisti e appassionati.
Le esposizioni, distribuite in diversi quartieri della città, offrono una panoramica completa delle innovazioni nel campo dell'arredamento, dell'illuminazione, degli accessori, ma anche nuovi prodotti tecnologici nel rispetto dell'ambiente.
Tra le principali attrazioni del Salone del Mobile vi sono le mostre dei più grandi marchi del settore, le installazioni artistiche che trasformano la città in un museo a cielo aperto, e gli eventi collaterali che arricchiscono il programma con conferenze, workshop e presentazioni.
L'atmosfera vibrante e cosmopolita si respira nella città con una energia forte che coinvolge i visitatori.
Una settimana intensa di eventi. Le strade si animano di creatività, i locali si trasformano in ambienti piacevoli dove poter ammirare i nuovi prodotti arrivati, e degustare ottimi aperitivi , nella bella città di Milano.
Pertanto il Salone del Mobile di Milano non è solo una fiera commerciale, ma un'esperienza unica che celebra l'arte, il design e l'innovazione, confermando la città come capitale mondiale del design.
Molto gradita la presenza di Vip dello spettacolo, della politica, artisti, architetti arrivati da tutto il mondo, da segnalare la gradita presenza dell' On. Silvia Sardone, presente in alcuni stand della fiera.
Un ringraziamento a tutti gli addetti ai lavori, all'ufficio stampa per la sua gentilezza, e professionalità, per concludere si può dire che, Salone del Mobile . di Milano si conferma punto di riferimento internazionale di un settore chiave per l’economia, l’innovazione sostenibile, il futuro dell’abitare. Ingredienti del successo, 1.950 espositori da 35 Paesi, un Programma Culturale di primo piano, una sfida chiamata “evoluzione”. Del design,e molto ancora.
Fotografie e testo a cura della redazione www.ourtime.it
Paolo Massobrio e Paolo Parisse
Photo G. Malangone - ourtime.it
Golosaria Milano 2022
G.Malangone
Da sinistra_ Gilberto Castoldi della cantina Cobue Marco Gatti Paolo Massobrio e Paolo Parisse
PH. G. Malangone
www.ourtime.it
"Vini tenuta Galavana Superiore Castelvetro
di Modena"
“ Golosaria Milano 23 aprile ”
GOLOSARIA WINE RADDOPPIA CON LA SECONDA GIORNATA
DEDICATA AI VINI DELL’EMILIA-ROMAGNA
Appuntamento sabato 23 aprile all’hotel Melià di Milano con un’iniziativa
inserita nel contesto del progetto europeo Mediterranean Cheese and Wines.
L’occasione è ancora ghiotta, perché Sabato 23 aprile, le sale del Melià Hotel di Milano (via Masaccio, 19 - mm1 e mm5 Lotto) tornano ad animarsi con il secondo appuntamento di Golosaria Wine, dedicato questa volta ai vini DOP e IGP dell’Emilia-Romagna e organizzato in collaborazione con l’Enoteca Regionale Emilia-Romagna nell’ambito della campagna di promozione europea Mediterranean Cheese and Wines.
Aperta dalle 10.00 alle 21.00, la rassegna si articolerà in due momenti di incontro: dalle 10,00 alle 15,00 con gli operatori di settore (enoteche, botteghe alimentari, ristoranti e locali di tendenza); dalle 15,00 e fino alla chiusura anche con il pubblico di consumatori e appassionati gourmet, che potranno accedere ai circa 40 banchi d’assaggio dei produttori vitivinicoli aderenti al Consorzio Tutela Lambrusco, al Consorzio Vini di Romagna e al Consorzio Vini Colli Bolognesi; quindi alla sala dove sarà allestita l’area Enoteca, un banco di assaggio collettivo che metterà in mescita le etichette Top Hundred premiate dai giornalisti Paolo Massobrio e Marco Gatti in questi ultimi vent’anni. Presente anche il Lounge Bar dove per l’intera giornata si potranno consumare i piatti ispirati alla tradizione della cucina regionale interpretati dal resident chef del ristorante Mamì del Melià.
Dalle eccellenze dell’Emilia Romagna, il viaggio proseguirà fino in Grecia, grazie al progetto europeo Mediterranean Cheese and Wines, nato dalla volontà di valorizzare vini e formaggi DOP e IGP
Il progetto intende valorizzare l’autenticità dei prodotti nell’intento di accrescere la competitività di specifici prodotti quali vini e formaggi DOP e IGP, aumentando il riconoscimento dei loghi DOP e IGP e migliorando la percezione e la conoscenza dei consumatori sui regimi di qualità dell’Unione Europea in generale. A Golosaria Wine si potranno infatti conoscere anche le storie di Eas Naxos, fondata nel 1926 da un piccolo gruppo di allevatori di capre, pecore e bovini da latte e da carne, ed Eos Samos, realtà fondata nel 1934 unendo 26 cooperative formate da piccoli produttori di vino dell’isola. Naxos, Samos e l’Emilia-Romagna sono infatti territori fortemente radicati alla propria tradizione e a un’agricoltura etica e sostenibile.
Altra grande attrattiva sarà infine il programma delle Masterclass (saranno 5) dedicate ai vini dell’Emilia-Romagna, studiate in collaborazione con l’Enoteca Regionale Emilia-Romagna e condotte da Paolo Massobrio e Marco Gatti.
Tutti i dettagli per partecipare all’evento, previa prenotazione o acquisto ticket online, su www.golosaria.it
(COMUNICATO STAMPA A CURA DI GOLOSARIA)
Ancora un ringraziamento a tutti gli organizzatori dell'evento come sempre ben riuscito, arrivederci alla prossima un cordiale saluto la redazione di www.ourtime.it
Maggiori informazioni
Federica Borasio • federica.borasio@comunicaedizioni.it
tel. 0131 261670 (int. 0216) - Les Enderlin • info@enderlin
Mostra “I MACCHIAIOLI”
Palazzo Zabarella, Padova, 24 ottobre 2020/30 giugno 2021
Dopo più di un anno che ci ha visti forzatamente esclusi dalla frequentazione di mostre e musei, la mostra dei Macchiaioli a Padova rappresenta una vera rinascita, come del resto il sottotitolo “Capolavori dell’Italia che risorge” ci suggerisce. Un centinaio di opere che costituiscono un vero e proprio nutrimento per l’anima e la mente, una nuova linfa vitale per le emozioni immediate ed intense che suscitano nel loro impatto sul nostro sguardo, ammirato e catturato dalle forme, dai colori, dallo spirito che da esse, immediatamente, scaturiscono.
Già a cavallo tra il 2003 ed il 2004 Palazzo Zabarella aveva ospitato una grande mostra dedicata a questi pittori, la cui potenza espressiva ha in qualche modo rivoluzionato la rappresentazione della realtà del loro tempo, tempo in cui, peraltro, non avevano ottenuto il riconoscimento che loro spettava. La novità della esposizione di questi giorni è il risultato di una ricerca approfondita e scrupolosa che ha consentito di far convergere in un unico insieme opere già molto note ed opere poco note e in taluni casi mai viste, grazie al recupero di molte di esse già appartenute ai loro primi sostenitori ed ai collezionisti loro contemporanei che compresero e sostennero, supportandoli anche economicamente, il grande potere innovativo dei pittori della “macchia”.La mostra è suddivisa infatti in 6 sezioni:
L’impatto emotivo di queste opere su chi le osserva è immediato: la loro pittura si basa sul principio della “macchia”, da cui la definizione di Macchiaioli, inizialmente utilizzata in chiave ironica da parte di certa critica aderente ai moduli accademici correnti e poi fatta propria dal gruppo stesso di questi pittori; l’accostamento di macchie di colore, steso a larghe, consistenti pennellate, definisce le masse di luce e di ombre e la raffigurazione si concretizza proprio grazie al contrasto di macchie chiare e scure, organizzate in moduli spesso sovrapposti, escludendo il chiaroscuro tradizionale e la linea di contorno delle figure, che risulta inesistente o appena percettibile. I soggetti sono accattivanti: scene domestiche, interni, lavoro agricolo nella campagna toscana, buoi nella Maremma, cavalli, marine, soldati, gente comune, colta in momenti di lavoro o di riposo, ed anche figure di nobili o borghesi; lo sguardo è sempre rivolto all’uomo ed alle sue vicissitudini, anche nei campi di battaglia dell’Italia risorgimentale.
Possiamo dire che in questa vasta esposizione, ben organizzata in sale che consentono il distanziamento dei visitatori, sono rappresentati tutti gli aderenti a questa corrente pittorica così innovativa e rivoluzionaria per il suo tempo e così istintivamente fruibile dal moderno osservatore: da quelli universalmente conosciuti, Fattori (21 opere in mostra), Lega (19), Signorini (17), Boldini (4) ai nomi meno noti al grande pubblico, ma non per questo meno coinvolgenti, Borrani, Sernesi, Abbati, Puccinelli, De Tivoli, Cecioni, Cabianca.
Proprio a Vincenzo Cabianca si deve lo splendido “Al sole” (n. 1), manifesto della mostra, nel quale sui tre registri sovrapposti dell’ocra del terreno, del bianco del muretto, dell’azzurro chiaro del cielo, le figure di due donne, intente nella lettura, campeggiano nei loro panneggiati abiti “monumentali” mentre una terza, in disparte, è intenta nella pesca.
La stessa sovrapposizione di fasce di colore, con il giallo del campo, il verdognolo della montagna e l’azzurro del cielo interrotto dal biancore di nuvole sparse, troviamo come sfondo alle tre figure umane, insieme all’animale indispensabile collaboratore nel lavoro, nella “Raccolta del grano sull’Appennino” di Odoardo Borrani (n. 2), del quale il critico d’arte Enrico Somaré ebbe a scrivere “Perfettamente modellato, irrorato di luce alpestre, dorato, mentre l’aria sottile dell’altezza ne ravviva la messe, questo paesaggio sorride” nella sua “Storia dei pittori italiani dell’Ottocento”, pubblicata nel 1928.
A tutti è noto il Giovanni Fattori dei cavalli possenti e focosi; ma una grande pacata armonia respiriamo nel suo “Arno a Bellariva” (n. 3), gioiello autografato dall’artista, che rende con superba maestria il riflesso di alberi e sponde nell’acqua calma del fiume “popolato” solo da due barche affiancate lungo la riva.
Commovente e insieme civettuola ed accattivante l’immagine delle “Bambine che fanno le signore” di Silvestro Lega (n. 4) nel quale, allo sguardo soddisfatto e ammiccante delle piccole madamine, fa riscontro quello di benevola condiscendenza della madre, abbagliante nel suo abito bianco, mentre una giovane “servetta” assiste compiaciuta, in disparte, all’innocente iniziativa delle due bambine. Uno spaccato di amorosa vita familiare.
Diversi e palesemente riecheggianti tratti di Toulouse Lautrec i “Bambini colti nel sonno” di Telemaco Signorini (n. 5), quasi un’istantanea in cui l’incipiente stiracchiamento della fanciulla in primo piano sembra preludere in modo straordinariamente realistico al risveglio, mentre l’altro è ancora del tutto abbandonato nelle braccia di Morfeo; un magico momento di intimità domestica.
Altri ragazzi, un po’ più grandi, un po’ più trasgressivi ne “L’antica pescaia di Bougival”, capolavoro di Serafino De Tivoli (n. 6), uno dei primi esponenti del movimento pittorico dei Macchiaioli, tanto da ricevere l’appellativo di “papà della macchia”. Il bianco dei loro corpi acerbi quasi richiama il piumaggio delle oche, tranquille e indifferenti al movimento forse un po’ rumoroso dei ragazzi che si tuffano in acqua mentre la placidità del corso d’acqua consente al terzo di destreggiarsi sulla barchetta: la fotografia di un giorno di vacanza.
Accecante il bianco dei muri esterni della casa esposta al sole vista da un interno, che la parziale presenza di un tino ci fa sentire inequivocabilmente in una cantina e in questo ambiente fresco ed in penombra percepiamo il senso di refrigerio, “Dalla cantina di Diego Martelli” di Giuseppe Abbati (n. 7); sovente, nelle opere dei Macchiaioli, è proprio la “macchia” bianca dell’intonaco di muri, muretti, massicciate a contrastare fortemente con i toni più scuri di altri elementi della composizione ed è proprio in questo che si esplicita la loro tecnica di affidare al contrasto tra colore-luce e colore-ombra il compito di catturare l’osservatore all ’interno dell’ambiente ritratto
Altro tratto, in questo “Alla villa di Poggio Piano” di Silvestro Lega (n. 8) rispetto alle Bambine che fanno le signore, di 16 anni prima. Mancano circa 6 anni alla morte del pittore, ed il graduale deterioramento della vista porta la sua pittura a perdere nitidità ma ad acquisire contrasti di luce e colori in cui si muovono figure appena accennate, poco definite nei contorni, con pennellate più rapide, forse più istintive, evocatrici più uno stato d’animo che di una situazione colta nella sua precisa realtà.
Un’esperienza rinnovatrice e un’emozione indimenticabile il percorso di questa mostra, che riempie di bellezza e dà respiro al’animo , e dopo un lungo periodo così duro per restrizioni e limitazioni, ci permette di aprire mente e cuore ed elevarci verso una visione più ampia, ottimistica e rasserenante del nostro futuro.
M.C.
Didascalie delle immagini
1.
Vincenzo Cabianca
Al sole, 1866
Olio su tela, cm. 75x90
2.
Odoardo Borrani
Mietitura a San Marcello. La raccolta del grano sull’Appennino, 1861
Olio su tela, cm. 54x126,5
3.
Giovanni Fattori
L’Arno a Bellariva, 1875 circa
Olio su tela, cm. 37x101
4.
Silvestro Lega
Le bambine che fanno le signore, 1872
Olio su tela, cm. 60x100
5.
Telemaco Signorini
Bambini colti nel sonno, 1896
Olio su cartone, cm. 49,5x40
6.
Serafino De Tivoli
L’antica pescaia a Bougival, 1877-1878
Olio su tela, cm. 89,5x116
7.
Giuseppe Abbati
Dalla cantina di Diego Martelli, 1866 circa
Olio su tavola, cm. 38x29
8.
Silvestro Lega
Alla villa di Poggio Piano, 1888-1889
Olio su tavola, cm. 34x60,5
Copertina articolo
Telemaco Signorini
Santa Maria dei Bardi a Firenze, 1870
Olio su tela, cm. 86x66,5
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"LA RUBRICA DELLA DOTT. MARGHERITA CANZI"
Il nostro “Ourtime” si è rinnovato. Nella sua nuova veste, abbiamo pensato di inserire una rubrica autonoma per parlare di arte, eventi culturali, mostre e di luoghi più o meno noti, magari a noi molto vicini ma poco considerati. Sarà un modo, anche per noi, di indagare il variegato e smisurato patrimonio culturale del nostro paese, ampliandone la conoscenza e arricchendo il nostro personale bagaglio di sapere.
Spesso Ourtime si occupa di eventi e manifestazioni che hanno a che fare con il mondo del “food”, dell’enogastronomia, del cibo; diciamo che questa rubrica cercherà, senza alcuna presunzione, di essere una sorta sì di cibo, ma per la mente e per l’anima. A presto.
M.C.
Mostra “Preraffaelliti, amore e desiderio” – Palazzo Reale, Milano, 19 giugno-6 ottobre 2019
Interessantissima ed affascinante la mostra “Preraffaelliti, amore e desiderio” che a Palazzo Reale di Milano propone una ottantina di opere provenienti, eccezionalmente, dalla Tate di Londra.
Siamo nella Inghilterra vittoriana, a metà dell’Ottocento: è un periodo che vede, in tutta Europa, affacciarsi rivoluzioni sociali e politiche, moti patriottici e ricerca di alternative alle convenzioni. In questo contesto, è a Londra, la città che si sta modernizzando più velocemente ponendosi all’avanguardia della rivoluzione industriale, che un eterogeneo gruppo di 7 giovani, tutti, tranne uno, studenti delle Royal Academy Schools, costituisce nel 1848 la “Confraternita dei Preraffaelliti”, proprio con l’intento di opporsi agli affermati dettami convenzionali ed accademici della stessa Royal Academy. Inizialmente sono solo 3, Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt e John Everett Millais, ai quali se ne aggiungono ben presto altri quattro, anch’essi mossi dal medesimo spirito “rivoluzionario” che vuole affermare un nuovo realismo, nuove tematiche, nuovi valori. Il numero degli aderenti agli ideali della Confraternita successivamente si amplia, tanto che in mostra a Milano gli autori sono, in tutto, ben diciotto, per ciascuno dei quali è disponibile una sintetica ma esauriente biografia nella prima sala della mostra.
Nel nome che si scelgono c’è già il loro “manifesto programmatico”: la confraternita richiama sia le corporazioni medievali sia i moderni movimenti operai che ad esse si ispirano, con una connotazione quasi di società segreta, tanto che ai primordi affermano la loro appartenenza al gruppo solo con la enigmatica sigla PRB (Pre-Raphaelite Brotherhood) a firma dei loro quadri, svelata successivamente nel suo significato; il termine “preraffaelliti” afferma in modo esplicito il loro rivoluzionario atteggiamento antagonista nei confronti di quella pittura tesa solo al bello formale e distante dalla verità, di cui individuano il primo grande esponente in Raffaello, considerandolo il primo artefice dell’accademismo.
Le loro tematiche, apparentemente in contrasto con il loro spirito di rinnovamento, attingono dalla letteratura, con grande predilezione per quella italiana, dagli antichi miti, dalla Bibbia, dai cicli cavallereschi, traducendo in espressioni pittoriche del tutto nuove personaggi e storie tradizionali e creando così quel loro tratto caratteristico ed unico che qualcuno ha definito “medievale modernità”. Incontriamo ad esempio Dante, con i suoi Paolo e Francesca e la sua Beatrice, Claudio e Isabella e l’Ofelia di Shakespeare, Gesù fanciullo e Gesù adulto, cavalieri nelle loro armature, santi, regine e principesse. I modelli che posano per loro sono amici, parenti, conoscenti, e vanno a comporre strutture pittoriche che richiamano i nostri grandi, come Veronese, Botticelli, Antonello da Messina, Canaletto, Mantegna. Ma al tempo stesso molto presenti sono i temi a loro contemporanei: il lavoro, le difficoltà delle classi più umili, l’attenzione ai temi sociali, l’emigrazione, la condizione delle donne.
Sono giovani che vogliono rinnovare l’arte ed anche i loro stili di vita sono “di rottura”; la loro espressione pittorica è tesa principalmente alla verità, tanto che saranno i primi a dipingere dal vero, fuori dagli studi, “en plain air” (anticipando gli impressionisti), favoriti in questo proprio dalla comparsa di nuovi prodotti offerti dalla modernizzazione industriale: i pigmenti sono ora in tubetti di stagno, comodamente trasportabili e quindi utilizzabili ovunque; i colori, per ottenere più brillantezza e luminosità, sono spesso stesi su un fondo bianco, ottenendo così un effetto cromatico che si contrappone radicalmente al tradizionale uso di colori “fangosi”, come loro li definiscono; la loro osservazione della natura e della realtà è quasi maniacale e produce un effetto pressoché fotografico in molte delle loro opere. Pensiamo solo che Hunt chiese e riuscì ad avere un permesso speciale di visita alle carceri londinesi, così da ottenere il risultato più realistico possibile nelle catene, nelle mura e nell’ambiente in cui il suo Claudio è recluso. O pensiamo che Millais trascorse mesi ad esaminare e poi dipingere tutte le varietà botaniche che ritroviamo nell’ambiente boschivo che fa da cornice alla morte di Ofelia, costringendo addirittura la modella a stare immersa per giorni nella vasca da bagno, facendola così ammalare, pur di cogliere e trasferire sulla tela l’effetto dei capelli sparsi nell’acqua, dell’abito bagnato aderente al suo corpo, l’attimo subito prima dello spirare.
Grandissima ed imprescindibile presenza nell’arte dei Preraffaelliti è costituita dalle donne, in tutte le loro “declinazioni” possibili; tutte le loro appartenenze sociali sono rappresentate e sono ispiratrici di amore e desiderio, così come recita il sottotitolo della mostra, gelosia, compassione, ammirazione, tenerezza, passione, malizia, senso materno; possono essere vestite di umili vesti o sontuosamente abbigliate ed ingioiellate, ma tutte hanno un fascino unico ed inconfondibile perché sin da subito ispirate ad un unico tipo di donna, dai lunghi e folti capelli rossi, carnagione chiarissima, labbra rosse e sensuali, dettato da quella Elisabeth Siddal che, pittrice anch’essa, poetessa e compagna di Dante Gabriel Rossetti, divenne la musa degli artisti della confraternita.
Un altro elemento di cui colpisce la costante presenza in questi quadri sono i fiori e gli elementi vegetali, ai quali viene sempre affidato un compito simbolico oltre che decorativo: il papavero è simbolo di morte, la margherita di purezza e innocenza, così come la rosa rosa, l’edera di amore eterno, il salice del lutto e del pianto, e così via, secondo un “codice” di gran moda all’epoca e ben conosciuto da uomini e donne per intrecciare dialoghi, diciamo così, silenziosi…
Nel 1853 la Confraternita si scioglie; i suoi componenti prendono strade diverse, pur rimanendo fedeli ai propri ideali e riuscendo, oltre la fine del sodalizio, ad acquisire successo e ricchezza. Nell’arco di soli 5 anni si è sviluppata l’esperienza di questo straordinario gruppo di artisti ma ha lasciato un segno indelebile, che oggi ci attrae e ci affascina per la sua grande modernità.
Si ringrazia l’Ufficio Stampa della mostra per la sua valida collaborazione.
Un ringraziamento particolare va a “Milanoguida”, l’organizzazione che, avvalendosi di guide certificate e preparatissime, consente di accostarsi, attraverso visite guidate a mostre e siti di interesse culturale, artistico e storico, ad argomenti, tematiche e luoghi che divengono, grazie a loro, molto più facilmente fruibili a tutti e spunto prezioso per approfondimenti successivi.
Margherita Canzi
C.A. Collins - Maggio a Regents Park - Olio su tela - cm.281x1880
D.G. Rossetti - Monna Vanna - Olio su Tela cm.88x86
D.G. Rossetti, Aurelia - Olio su tavola - cm.2000x2367
D.G. Rossetti, Il sogno di Dante alla morte di Beatrice - acquerello su carta - cm.2000x1468
D.G. Rossetti, Nozze di San Giorgio e della principessa Sabra - Acquerello su carta cm.36x36
W.H. Hunt, Claudio e Isabella - Olio su tavola cm.75x42
Cortile -1930 olio su tela 77x102cm - collezione privata Reggio Emilia
Leone ruggente 1936 bronzo - 7 esemplari -44x35x17 cm - courtesy Galleria Centro Steccata Parma
Volpe in fuga con gallo in bocca s.d.- 1943-1944 - olio su tavola di compensato 554x695 cm - collezione privata Reggio Emilia
Autoritratto con cavalletto -1954-1955 - olio su tavola di faesite 199x130 cm collezione BPER Banca Milano
Paesaggio Svizzero s.d, 1957-1958 - olio su tela 70x100 cm - courtesy collezione Girefin Milano
Testa di tigre 1957-1958 olio su faesite - 60x55cm - collezione privata courtesy Galleria Centro Steccata Parma
ANTONIO LIGABUE
Si è tenuta dall’11 febbraio all’8 maggio la mostra “Antonio Ligabue, l’uomo, l’artista” nella suggestiva cornice del roseto della Villa Reale di Monza, all’interno dell’Orangerie, il cosiddetto “Serrone”.
In mostra, 90 opere, tra dipinti, disegni, incisioni, sculture, del grande pittore del ‘900, la cui espressione artistica lo rende assolutamente unico ed impareggiabile nel panorama italiano.
Il percorso espositivo è lineare e sobrio, inaspettatamente vivacizzato dalla presenza di un leone ed una tigre imbalsamati, bellissimi esemplari che danno la presenza “in carne ed ossa” di quegli animali selvaggi che sono uno dei temi preponderanti nella pittura di questo artista straordinario. Con essi, instaura un rapporto viscerale, ne conosce l’anatomia, cerca di catturarne l’essenza vitale, arrivando allo sforzo di far suo e mimarne l’urlo, il ruggito, come ben testimoniato dall’interessante video proiettato all’interno della mostra: lo si vede nello sforzo di immagazzinare in sé stesso, respirare, “masticare” l’energia animale che poi andrà a “rigettare” sulle sue creazioni.
Non solo animali selvaggi e belve feroci, ma anche animali domestici e da cortile, animali “da lavoro”, ritratti all’interno di paesaggi agresti, in cui si materializzano anche castelli, chiese e case dai tetti spioventi, memoria di quella Svizzera dove era nato e vissuto per 20 anni, prima di esserne espulso.
L’altro potente tema della mostra è costituito dagli autoritratti, dai quali il visitatore viene catturato ed istintivamente portato ad una sorta di compassionevole empatia per quest’uomo così sofferente e tormentato, nel cui volto vediamo rughe profonde, occhi angosciati, segni di lesioni autoinflitte; quasi istintivamente chi lo osserva sente di immedesimarsi con lui, nella sua dolente fatica di vivere.
Al termine del percorso espositivo è presente anche una interessante sezione dedicata alla produzione plastica di Ligabue, con la presenza di oltre 20 sculture in bronzo, soprattutto animali.
Colpisce la grandissima forza espressiva di questo artista, uomo genio, che tanto ha sofferto nella vita, essendo stato umiliato e per lungo tempo non compreso, mentre lui sacrificandosi ed isolandosi dal resto del mondo ci ha lasciato un grande patrimonio, le sue opere e la sua anima artistica. Questo può aiutarci a riflettere se l’arte abbia un tempo ed uno spazio ben preciso oppure siamo noi che dobbiamo educarci ed educare le nuove generazioni ad avere uno sguardo più sensibile e ricettivo per ogni espressione artistica e le nuove forme d’arte che verranno.
Queste poche righe da parte nostra, senza alcuna pretesa da critici d’arte, vogliono essere un semplice omaggio a questo geniale, grandissimo artista per i doni immensi che ci ha lasciato.
Si ringrazia il Comune di Monza ed il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza per questa importante iniziativa culturale e ViDi Srl, organizzatrice della mostra.
M. C.
“L’ EUROPA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS“
Andrà tutto Bene?
A distanza di circa un anno, mi ritrovo ancora qui davanti al mio pc, diciamo in Smart working visto che questo termine ormai ha così spopolato nel nostro linguaggio odierno, abbinato spesso al termine Pandemia Covid 19 .
Questo è il motivo che mi spinge a scrivere questo articolo, che vorrei condividere con i nostri lettori, e quanti ci seguono da tempo.
In realtà, per come la vedo io, significa essere confinato in casa cercando in qualche modo di ammazzare il tempo perché non credo che tutta la popolazione Europea e mondiale sia davvero felice di stare davanti a dei dispositivi elettronici, siano essi pc, smart tv, tablet ecc…
Quindi la domanda davvero da porsi in questo momento è: una volta passata l’emergenza pandemica, e trovata una risposta alla cura del Covid, saremo in grado di affrontare davvero il futuro? riusciremo a tornare ad una vita normale? e per normale intendo davvero vivere in movimento perché fermi vuol dire Schiavi; “in movimento” significa essere liberi, a noi sta la scelta, si tratti di lavoro, studio, affetti, ricerche e molto ancora, comunque questo è un argomento che tratterò a breve su questa rivista.
Ora voglio dedicare queste poche righe ai ristoratori in modo particolare ai ristoratori Italiani, all’estero, che molto gentilmente mi hanno dato testimonianza della situazione lavorativa nei loro locali.
Da sottolineare che le testimonianze raccolte arrivano da tutta l’Europa, nord, centro, sud.
La cosa che mi lascia perplesso, sulla quale invito a riflettere, è che la nostra vecchia cara Europa è divisa a macchia di leopardo per differenze non solo di carattere etnico o culturale o religioso. Intendo dire che, in base alle testimonianze che ho raccolto, i ristoratori dei paesi nordici, come ad esempio Svezia, Danimarca ed anche Germania, hanno quasi tutti avuto il 70/80% di ristoro economico, sempre tenuto conto del fatturato dell’attività, mentre nel centro e sud Europa, come la Francia,Belgio, Spagna, il Portogallo ma anche Bulgaria e Romania, la situazione dei ristori ed interventi economici da parte dei governi è davvero diversa: i famosi bonus non sempre arrivano nella stessa entità a risarcire in modo equo i ristoratori chiusi ormai da lungo tempo, e spesso in tanti casi non sono mai arrivati, questo per via di pretesti burocratici, probabilmente anche per malcostume ma sicuramente per una mancanza di volontà e giustizia. Questo deve farci riflettere in modo particolare, proiettando questo pensiero nel nostro paese, dove pare che davvero pochi ristoratori, di qualunque categoria o fatturato, ad oggi hanno davvero percepito un bonus se non anche una sciocca e ridicola elemosina.
Scrivo questo articolo con molta umiltà soprattutto per raccontare le voci e le testimonianze di queste persone che ho ascoltato telefonicamente o per iscritto; tutti quanti, con grande dignità, hanno fornito la loro testimonianza, alcuni di loro hanno dato sfogo al loro malcontento, a volte anche con molta emozione, che si percepisce dalla voce e dal cuore.
Pertanto, in conclusione, cerco di immaginare la mappa geografica dell'Europa, a macchia di leopardo, dove i contrasti e le iniquità sono ben visibili, quindi un fallimento dell’Europa stessa, sottolineando in modo particolare la FORTE responsabilità dei governanti che, per tanti motivi ed interessi politici, non fanno il bene dei cittadini, anzi, pretendono ancora tasse e tributi iniqui, gettando nella disperazione tanti imprenditori onesti e le loro famiglie, che con grandi sacrifici hanno investito i loro risparmi per creare lavoro e un futuro.
Invito tutti a condividere la riflessione che questa pandemia è una vera e propria guerra mondiale e, come tutte le guerre, porta e lascia dietro di sé morte, miseria, dolore.
Voglio ringraziare tutti i titolari e gestori dei locali che con la loro voce testimonianza , sperano ancora in una soluzione positiva per le loro attività, e tornare presto ad una vita normale.
Un augurio da tutti noi.
Si ringraziano i ristoranti: A Modo Mio, Parigi Sig Michele, Ristorante Mancini specialità Positane, Stocolma, Sig Giuseppe La Marca Ristorante Amalfi itaalia, Tallinn Estonia,Ristorante San Carlo Vienna, Osteria Angelino Malaga, Zero Sei Trattoria Romana, La Valletta Malta, Sig Fausto Soldini, la testimonianza del Sig Vincenzo Calcagno, L'Opera Ristorante di Namur-Belgio, inoltre un ringraziamento al Sig Nicolo Di Puma chef del ristorante Il Boccon Divino- Cipro.
G.M.
Aprile 2021
Piatto tipico Boccon Divino - Cipro
Pizza italiana
Zero Sei trattoria Romana - La Valletta Malta
Ristorante Mancini Stoccolma - Svezia
A Modo Mio ristorante - Parigi
Mancini - StoCcolma
PIatto tipico Ristorante Amalfi Estonia
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PH.G.Malangone
Un eterno Pensiero
La Folla-Venezia Ph. G. Malangone
Un Eterna Magia
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